Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Karen Traviss, una scrittice britannica di storie di stampo futuristico. Traviss è nota ai giocatori di Gears of War per aver sviluppato la storia di GOW sia attraverso la realizzazione dei romanzi e dei fumetti, sia come sceneggiatrice di Gears of War3.
- Quali sono le sue considerazioni riguardo il mondo di Gears of War? Il suo contributo è stato fondamentale per la creazione di una trama profonda, ricca di dettagli e avvincente in ogni momento. E’ stato difficile ricostruire i passaggi della trama abbozzata nei primi due capitoli videoludici? Ha avuto il sostegno dei ragazzi della Epic, con suggerimenti e direttive, o ha gestito in modo autonomo il lavoro?
Sono specializzata nella scrittura di romanzi basati sui videogiochi e ho un metodo per farlo. Sono solita assorbire le informazioni di cui ho bisogno dalle cutscene, con informazioni aggiuntive tratte dalla narrativa e dagli scripts se sono disponibili. Ho bisogno di vedere i dati grezzi, il che significa che non voglio leggere nulla di ciò che qualcun altro ha scritto su un gioco --- Ho bisogno di vedere le fondamenta su cui si basa il gioco stesso, in modo tale che io possa lavorarci da sola.
Da queste posso estrarre gli elementi che devo preservare per mantenere l’atmosfera del gioco, così come la sua continuità. Questo è ciò di cui ho realmente bisogno. In termini di romanzi e comics di Gears, mi è stata data completa libertà per realizzare la trama e gli archi storici --- una delle ragioni per cui Epic mi ha assunta, è stata per sviluppare la storia. Molto saggiamente, Epic non ha aggiunto più dettagli nel gioco di quanti ne fossero strettamente necessari. Per il primo romanzo ad esempio, la battaglia di Aspho Fields era stata citata una sola volta nel primo gioco, e a parte il fatto che Carlos Santiago fosse stato ucciso durante la battaglia, nessun altro dettaglio era stato aggiunto. Hanno lasciato a me questo compito. Conoscevo il modello di base dell’intera storia, dall’inizio del franchise fino alla fine del terzo gioco, per cui colmare le lacune basandomi su ciò che i personaggi avrebbero fatto naturalmente è stato un esercizio di logica. Il comportamento coerente dei personaggi costituisce in assoluto la spina dorsale di tutte le mie fiction.
Ogni franchise lavora in modo diverso, ma con Epic Games sono stata coinvolta non solo come scrittrice, ma anche come consulente per la storia e questo significa che sono stata parte del team creativo. Lavoriamo fianco a fianco quotidianamente.
Ho scritto i fumetti così come ho fatto per i romanzi e sono la sceneggiatrice di Gears of War 3, quindi conosco la storyline come nessun altro.
- Come è nata l’idea per la creazione di Bernie Mataki? Il carisma che traspare e la profondità della sua psicologia ci fa intendere che abbia un particolare valore per lei. E’ davvero così o sono altri i personaggi a cui è maggiormente legata?
Per far funzionare Aspho Fields avevo bisogno di un Gears veterano --- preferibilmente un sergente --- che rievocasse gli eventi della battaglia (di cui Dom non era a conoscenza, ovviamente) e che fosse stato lontano dai membri della Squadra Delta per degli anni così che le lacune fossero colmate naturalmente dal personaggio che raccontava la storia. Il franchise era davvero a corto di personaggi femminili di qualunque peso al momento, così ho risolto il problema creando un sergente veterano donna.
C’è sempre una tendenza a dire ad una scrittrice che, se è presente un personaggio femminile, questo debba essere in qualche modo speciale per lei. Bene, questo non è sempre vero, (nessuno dice lo stesso di personaggi maschili per uno scrittore, vero?) non so quanto degli altri miei lavori avete letto, ma tutti i personaggi originali che creo --- sia per i franchise che per le storie di mia proprietà, sono ugualmente complessi e sviluppati a tutto campo, e molti di questi sono personaggi maschili. La mia specialità consiste nel creare personaggi credibili, sebbene io possa fare molto con i personaggi ereditati dal franchise, quelli che creo da zero sono i lavori migliori. Questo perché uso le tecniche di profiling psicologico. Costruisco letteralmente i personaggi da zero. Non sono basati su nessuno, non derivano da nulla e metto una grande quantità di lavoro nello svilupparli.
Non ho personaggi preferiti. Alcuni di quelli che ho maggiormente amato scrivere nel corso degli anni sono persone che sarebbero assolutamente repellenti per me nella vita reale. Colgo il divertimento dalla sfida tecnica piuttosto che dal prodotto finale. I fan amano i personaggi, ma io preferisco semplicemente scriverli. Mi piacciono quelli difficili da scrivere, perché il divertimento della scrittura --- per me, almeno --- è l’abilità tecnica e lo sforzo che devo usare per ottenere l’effetto che cerco. Maggiore è la difficoltà e maggiore sarà la soddisfazione che ricevo. Il pubblico non vede mai nulla di tutto ciò e non è possibile per loro dire quale personaggio è stato più o meno complesso da scrivere.
Non ho alcun interesse o attaccamento a nessuno dei personaggi dei miei libri o dei fumetti. Se non riuscissi a mantenere un distacco dai miei personaggi, non riuscirei assolutamente a scrivere di loro. La mia tecnica è nota come [punto di vista ristretto della terza persona], il che significa che devo entrare nella testa di ogni personaggio e pensare a ciò che pensano e vedere il mondo per come lo vedono loro --- non come lo vedo io. Questo è ciò che rende la mia scrittura vivida. Ma posso fare questo solo perché riesco a distaccarmi dai personaggi e a muovermi da uno all’altro molto facilmente. Uno scrittore che prova qualcosa per i propri personaggi ha inoltre un altro problema --- generalmente non è disposto a prendere quei personaggi e portarli alle giuste conclusioni logiche, mostrando tutti gli elementi della loro personalità, buoni e cattivi che siano. Evitano di far correre loro rischi reali. Per questo motivo non ho alcuna difficoltà ad uccidere i personaggi nelle mie fiction. Se è quello ciò a cui la storia conduce è lì che li porto.
- Sul suo sito, nella sezione dei romanzi, abbiamo trovato informazioni riguardanti un quinto libro della serie. Sarebbe disposta a darci qualche informazione a riguardo? Il quinto romanzo consisterà forse in un lungo epilogo per la saga dedicata a Marcus Fenix, magari narrata dal suo punto di vista?
Non posso dirvi ancora nulla riguardo al quinto libro.
- Nell’ultimo romanzo pubblicato, Anvil Gate, compare per la prima volta Sam Byrne. La sua introduzione era già stata programmata, o si è trattata di una richiesta da parte di Epic per inserire un ulteriore personaggio femminile, oltre ad Anya e Bernie?
Sam Byrne era stata pianificata come personaggio per il terzo gioco e sono stata incaricata di creare il suo profilo per il gioco. Ho chiesto se potevo utilizzarla anche in Anvil Gate cosicché i fan potessero abituarsi alla sua presenza prima di giocare. Ciò è stato inoltre utile a stabilire il carattere di Sam nel libro, prima di arrivare a scrivere la sceneggiatura.
- Oltre a Jace Stratton, un altro personaggio divenuto estremamente popolare nei fumetti è Alex Brand, ma di questo personaggio non è ancora stato detto nulla riguardo la sua possibile presenza nel terzo capitolo. E’ in programma per lei una apparizione in Coalition’s End?
Dovrete attendere fino all’uscita del libro che uscirà tra un paio di mesi. Nei libri c’è un grande cast di personaggi, poiché c’è molto storia che ha bisogno di essere raccontata per poterla inserire nel contesto del terzo gioco. Alcuni dei personaggi preferiti dei fan non saranno presenti nel libro, altri sì. Non inserisco personaggi nei libri solo per il gusto di averli --- essi devono essere parte integrante della storia.
- La stessa Epic games ha rivelato che Gears of War 3 concluderà le vicende di Marcus Fenix, ma che non sarà l'ultimo capitolo. Alcuni misteri rimarranno irrisolti e verranno riproposti e approfonditi in seguito. E’ prevista una sua partecipazione nel futuro della saga?
E’ troppo presto per dirlo. Lavoro per diversi franchise, inclusi altri giochi, e ho inoltre delle serie mie. Dipenderà dalle tempistiche.
- Fra le persone citate nei ringraziamenti nei vari romanzi, molti sono membri dell'esercito o della marina. Siamo a conoscenza del fatto che in passato ha fatto parte della marina. Trae spesso ispirazione da vicende reali, magari vissute in prima persona?
Innanzitutto, permettetemi delle correzioni --- non ero nella Royal Navy, ma nella Royal Navy Auxiliary Service, che è un servizio di riserva. Sono stata anche corrispondente del Giornale della Difesa e ho avuto stretti contatti con le forze armate in altri lavori nel corso degli anni. Perciò quello che puoi vedere nei libri e nei fumetti --- e anche nel gioco in una certa misura --- è autentico. Tuttavia non baso le storie su fatti accaduti a me più di quanto io basi i personaggi su persone reali. Quando si scrive adoperando un'ampia base di conoscenze professionali però, ci sono sempre situazioni che sono familiari a contesti particolari. Sono quasi sicura che, a parte per la tecnologia, un soldato romano dando un’occhiata ai miei libri riconoscerebbe gli elementi delle vita in uniforme, perché le problematiche di fondo per gli uomini e le donne in prima linea non sono effettivamente cambiate nel corso dei secoli. Ho un sacco di lettori militari, e c’è molto nei miei romanzi che a loro suona diversamente rispetto ai lettori civili.
- Da quanto dura la sua esperienza di scrittrice? Ha iniziato con il chiaro intento di scrivere dei romanzi o per cimentarsi in una sfida personale? Tutto ciò lo considera solo un lavoro o è anche una sua grande passione?
Sono stata una scrittrice di un tipo o di un altro per tutta la mia vita lavorativa, per la maggior parte come giornalista. Anche se ho realizzato piuttosto bene ogni lavoro di scrittura saggistica, dalla pubblicità ai discorsi politici. Ho iniziato a scrivere narrativa relativamente tardi nella mia carriera, quando stavo lavorando nelle relazioni pubbliche delle amministrazioni e volevo uscirne. Un consulente che ho conosciuto mi ha consigliato di dedicarmi alla scrittura narrativa per lavoro, così ho fatto semplicemente la mia ricerca di mercato, ho elaborato un piano per il business, mi sono data cinque anni come avrebbe fatto una qualsiasi azienda, e mi ci sono applicata. Non c’entra la fortuna. Puoi pianificare un business per la scrittura, così come puoi farlo per una ditta edile o una pratica legale. I principi sono gli stessi.
Amo scrivere fiction e trovo la scrittura naturale e semplice. Ma si tratta davvero solo di un lavoro, e se per qualunque ragione non potessi più farlo, non avrei problemi a tornare indietro al giornalismo, o a qualsiasi altra cosa. I fans trovano difficile immaginare qualcosa di meglio che scrivere per un universo che amano, ma per me si tratta solo di lavoro. Solo perché mi piace farlo, non significa che ne sono emotivamente legata. Una cosa difficile da far capire alla gente è che una passione per un tipo di lavoro non sempre significa anche passione per uno specifico tema.
Da giornalista, impari a restare quanto più possibile fuori dall’argomento quando scrivi, pur cercando di rendere il tutto il più interessante possibile, per quanto l’argomento possa interessarti personalmente o no. Tutto può esser fatto in modo interessante per il lettore se è scritto bene ed è frutto di ricerche ed obiettivi specifici. Preferisco scrivere racconti in ambito militare, inventati o reali, ma non c’è nulla che non potrei scrivere se dovessi farlo.
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