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Vi diamo il benvenuto nel primo sito multilingua completamente dedicato al mondo di Gears of War. Qui potrete trovare riassunti, guide, soluzioni, informazioni e curiosità riguardo ai quattro capitoli della saga di Epic Games e tanto altro materiale legato ai romanzi e alla serie a fumetti. Nel caso voleste fornirci consigli, richieste o semplicemente commentare una news, potete farlo attraverso il nostro Forum.


Aspho Fields - Capitolo Quindici


“Fucili e bombe non ammazzano le persone. Sono gli scienziati più intelligenti, quelli che cercano di costruire nuove armi di distruzione, che ammazzano le persone. La maggior parte dei miei Gear non potrebbe costruire nulla di più letale di una spada o un arco. Mi perdonerete quindi se penso sia strano che ai miei Gear vengano dati appellativi come “ammazza-bambini”e stronzate del genere, mentre i vostri ben istruiti colleghi ricevono borse di studio per la ricerca. Questo, prima che vi inventiate qualche stronzata che non siete poi in grado di controllare.”

(COLONNELLO VICTOR HOFFMAN, DURANTE UNA CONVERSAZIONE CON UNO STUDENTE NELLA GIORNATA DELLA CARRIERA ALL’UNIVERSITA’ LACROIX, QUATTRO ANNI PRIMA DEL GIORNO DELL’EMERSIONE.)


ASPHO POINT, SEDICI ANNI FA: MEZZ’ORA DALL’INIZIO DELL’INCURSIONE.

Banjafield segnalava la presenza di due mitragliatrici, mentre tre ostili si stavano rapidamente muovendo verso il retro dell’edificio.
Hoffman diede quindi ordine a Morgan e Bai Tak di occuparsi di loro ed invitò Cho e Banjafield a rimanere in posizione e attendere il ritorno del bot Frank con i dati dei server.

Dom si trovava invece accovacciato di fronte all’ingresso principale e osservava i dintorni attraverso il visore notturno.
Erano attimi di grande tensione: in lontananza si udivano gli spari provenienti dai campi di Aspho, dove Carlos e Marcus stavano combattendo, e Dom non riusciva a fare a meno di pensare a suo fratello, augurandosi che fosse responsabile ed eseguisse gli ordini del compagno.

Timiou si trovava nella sala comune con i prigionieri e Hoffman dichiarò che Frank aveva la massima priorità.
Era infatti lui a possedere i dati recuperati dal server principale, pertanto il professor Fenix avrebbe potuto ricostruire il Martello servendosi del singolo bot.
Era compito di Dom controllarlo a vista e fare in modo che non venisse danneggiato.
Il ragazzo fece cenno al bot di raggiungere Banjafield una volta terminato il download dei dati, dopodiché Hoffman diede nuovi dettagli sulla missione e disse che il resto del personale sarebbe stato portato fino alle imbarcazioni per poi essere lasciato libero all’ultimo istante.

Dom si precipitò quindi nella sala comune, dove nel frattempo Timiou aveva appoggiato il suo Lancer al vetro della finestra, pronto a fare fuoco in caso di contatto visivo col nemico.
Iniziò quindi a slegare dalle corde le caviglie dei prigionieri e parlò ad una donna spiegandole il motivo dello spostamento.
Improvvisamente però Timiou richiamò la sua attenzione. Alcuni rumori provenienti dal soffitto gli fecero capire che sarebbero stati presto coinvolti in una incursione.
Le forze speciali nemiche, proprio come i commando, erano addestrate per questo tipo di operazioni, perciò rimasero in allerta.

Timiou avvertì Cleaner della possibilità che alcuni Indipendenti stessero per entrare nella sala, contemporaneamente però anche la voce di Morgan entrò nel canale di comunicazione e avvertì il colonnello del tentativo di altri ostili di raggiungere l’antenna radio.
Le procedure di comunicazione avevano sempre meno importanza con l’aumentare delle difficoltà, e il panico e la confusione erano tanto pericolosi quanto il nemico che dovevano affrontare.
Hoffman cercò di riprendere in mano la situazione e ordinò a Young di impedire al nemico di avvicinarsi al bot.

Improvvisamente il vetro della finestra andò in frantumi e Timiou aprì istintivamente il fuoco sugli uomini che avevano fatto irruzione.
Sembrava che essi fossero entrati dalla finestra lanciandosi dal tetto, ed erano bastati pochi istanti per trasformare quella stanza in un delirio di grida e caos.
I primi due caddero a terra e l’ultimo fu atterrato quando fecero convergere il fuoco su di esso.
Dom percorse velocemente la fila degli ostaggi e controllò che nessuno fosse ferito, dopodiché si recò nella stanza del bot per verificare lo stato di avanzamento del download e spiegò ad Hoffman che probabilmente la seconda guardia di sicurezza era ancora all’interno dell’edificio e stava comunicando con le squadre delle forze speciali nemiche.

Il colonnello era notevolmente sotto pressione e la consapevolezza di avere un nuovo ostacolo lo rendeva nervoso. Era necessario trovare immediatamente la guardia e fermarla prima che potesse chiamare i soccorsi.



ASPHO FIELDS.

L’intensità del vento era notevolmente diminuita, tanto da permettere a Carlos di udire il rumore emesso dal motore di un veicolo corazzato, un Apc ancora localizzato.
Stroud chiese maggiori dettagli ma nessuno era ancora a conoscenza della posizione del veicolo.
Iniziava a sospettare che il loro bersaglio fosse proprio la base di Aspho.
Dopo aver ricevuto la notizia dell’esistenza di Osicgor, la base secondaria per la ricerca sul Martello dell’Alba, Aspho Point aveva notevolmente perso d’importanza ed era probabile che gli Indipendenti volessero sfruttare l’imboscata del COG come trappola per eliminarli.

Carlos si rendeva perfettamente conto della gravità della situazione poiché i loro compagni si trovavano ancora nella base ed evacuarli tutti era un’operazione estremamente complicata.
Il ragazzo si era inginocchiato sul terreno e teneva un missile Longspear in bilico sulla spalla destra, pronto a fare fuoco in caso di contatto visivo.
Osservava sulla mappa il ponte che collegava la base di Aspho e immaginava che i veicoli corazzati sarebbero dovuti passare di lì per non rimanere incagliati nel terreno.

La Compagnia C si era divisa in squadre e sparpagliata nel territorio paludoso fra i canneti ed era costretta a mantenere la posizione poiché il nemico si stava servendo di mortai per eliminarli.
Ad ogni colpo che sparavano diventavano sempre più precisi e il numero dei feriti e dei morti aumentava.
Carlos riuscì a scorgere nel suo visore notturno la sagoma di un pezzo AA leggero, si trattava di un dispositivo antiaereo mobile montato su di un piedistallo.

Stroud avvertì la Merit che presto avrebbero dovuto contrastare il fuoco dei missili terra- aria e Marcus caricò un missile Longspear e fece fuoco in direzione di uno dei mortai.
Non riuscì tuttavia ad eliminare il secondo che colpì a sinistra di Carlos.
Stroud subito cercò di comunicare con Kennen che si trovava in quella posizione.
Uno dei suoi compagni avvertì che era a terra e necessitava di un medico e il maggiore diede ordine di recarsi alla base.

In quel momento Bernie entrò in comunicazione e confermò la presenza di un individuo ostile in direzione di Peraspha.
La donna riusciva infatti a scorgere dalla sua posizione le luci delle lampade di segnalazione.
Si trattava della seconda guardia che non erano riusciti a trovare nel complesso.
Stroud contattò Cleaner e lo avvisò della presenza dell’uomo.
Finalmente Hoffman poteva porre fine alla minaccia di una successiva immediata incursione.

A complicare la situazione però si aggiunsero degli elicotteri nemici in rapido avvicinamento al punto di estrazione, dove i commando attendevano il recupero dei feriti.
Rapidamente si diffuse inoltre la notizia della morte del generale Kennen, e per qualche istante il canale di comunicazione fu pervaso da un silenzio pesante e denso di amarezza.
Carlos non riusciva a credere che quello che considerava un uomo immortale fosse caduto in battaglia proprio durante una sua missione.

Marcus si rimise in posizione ed estrasse un altro missile Longspear.
La morte di Kennen non sembrava averlo colpito nel profondo, si era limitato a sollevare la testa e a chiudere gli occhi per un istante.
Carlos si domandava cosa sarebbe dovuto accadere per farlo piangere.
Tuttavia l’amico lo invitò a riprendere la concentrazione e a proseguire la missione per impedire che i mezzi corazzati raggiungessero la base.

Carlos osservò un canale vicino a loro e pensò di muoversi attraverso di esso e lanciare delle granate per creare una copertura.
Marcus tuttavia lo invitò ad attendere gli ordini del maggiore Stroud.
Carlos era desideroso di far saltare in aria gli Asp nemici e l’attesa lo stava consumando.
Il rumore degli elicotteri si fece più forte, ormai la tempesta era finita, rimpiazzata dal frastuono creato dalla battaglia degli uomini.



ASPHO POINT.

Dopo aver finalmente scoperto dove si trovava la seconda guardia, Hoffman organizzò un attacco per eliminarla assieme alle due mitragliatrici sulla costa. Bai Tak, Shim e altri quattro Pesang estrassero nuovamente il loro machete mentre il colonnello si preparava a salire sul tetto. Improvvisamente perse di vista i Pesang, che si erano già mimetizzati, ma non riusciva più nemmeno a scorgere i due mitraglieri.

Ad un tratto notò alla sua sinistra uno dei due nemici rialzarsi e una mano gli coprì la faccia.
Hoffman cercò di divincolarsi dalla presa ma cadde sul fianco.
In pochi secondi riapparvero i volti di due Pesang e in pochi istanti tornò la calma.
Hoffman rimaneva ogni volta colpito dal loro strabiliante modo di combattere, che era del tutto diverso da quello dei Gears.

Entrò dentro l’edificio principale raggiungendo Morgan e la truppa dei Pesang sul retro, che stavano combattendo contro due Indipendenti.
Anche Dom stava fornendo supporto ma Hoffman lo prese per un gomito e lo invitò a seguirlo.
Rientrarono nell’edificio e iniziarono a salire la scala rimanendo accovacciati.
All’ultimo piano Young stava controllando Bruce che aveva ormai finito di scaricare i dati mentre Joe aveva quasi terminato il download.

Il colonnello fece cenno a Young che stavano per infiltrarsi sul tetto e lo invitò ad andarsene.
I due si appiattirono contro una parete e si prepararono a fare irruzione.
Il piano era semplice: sfondare la porta e fare fuoco sul nemico.
Non sapevano chi avrebbero dovuto affrontare ma erano pronti a sostenere il fuoco.
Nella mappa che era stata fornita dall’agente Settile non risultava esserci alcuna cabina sopra il tetto, e nemmeno dalle immagini dal satellite.
Probabilmente l’uomo doveva aver trovato un metodo per nascondersi efficacemente.

Dom contò fino a tre e poi fece saltare la serratura della porta.
Fu Hoffman ad entrare per primo e una volta varcata la soglia si sentì cadere pesantemente al suolo.
Dom puntò immediatamente la luce tattica del suo fucile nella zona sottostante per verificare che il colonnello stesse bene.
La luce illuminò la sagoma di un giovane uomo, di circa vent’anni, in equilibrio su di una pila di casse che conducevano ad una presa d’aria su una parete.

Dom si rese improvvisamente conto che la stanza era semplicemente un condotto di areazione bloccato, in cui il pavimento era ad un livello inferiore perché corrispondeva all’altezza del tetto dell’edificio.
La guardia aveva in mano una pistola e nell’altra una pesante lampada luminosa che serviva per le segnalazioni.
Nell’istante prima che Dom fece fuoco, il ragazzo tentò di lanciare un ultimo disperato segnale.

Il suo corpo fu crivellato di colpi e cadde a terra inerme.
Hoffman faticosamente si rialzò, la sua rotula doleva parecchio e si sentiva in imbarazzo per essere caduto come un soldato inesperto.
Quando osservò il ragazzo a terra, si rese conto che aveva agito da vero eroe, e rifletté sulla possibilità di scrivere una lettera al Governo degli Stati Indipendenti una per metterli al corrente del valore e del coraggio del ragazzo.
Dom invitò Hoffman a proseguire con la missione e si apprestarono ad azionare i detonatori per far saltare in aria il complesso di Aspho.
Non avrebbero permesso che per primi gli Indipendenti radessero al suolo la loro base.

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